Fondo SOLIMARE: la disciplina dell’adeguamento



L’INPS illustra le modalità di adeguamento del Fondo bilaterale per il settore marittimo SOLIMARE, in ordine alle novità relative all’ampliamento dell’ambito di applicazione, nonché alla prestazione di assegno di integrazione salariale erogata dal Fondo (INPS, circolare 23 gennaio 2024, n. 16).


Il decreto interministeriale dell’8 agosto 2023 ha apportato modifiche al decreto interministeriale n. 90401/2015, istitutivo del Fondo SOLIMARE.


 


Per esempio, al fine di adeguare la normativa di riferimento a quanto stabilito dall’articolo 26, comma 7-bis, del D.Lgs. n. 148/2015, relativamente all’obbligo di ricomprendere nell’ambito delle tutele garantite dal Fondo i datori di lavoro che occupano almeno un dipendente, l’articolo 2 del decreto istitutivo è stato integralmente sostituito. Pertanto, alla luce della novella normativa, che supera la precedente disciplina, possono accedere alla prestazione di assegno di integrazione salariale, erogata dal Fondo, “tutte le imprese armatoriali”, a prescindere dal numero dei dipendenti, nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa, in relazione alle causali previste dalla normativa in materia di trattamenti di integrazione salariale ordinaria e straordinaria.


 


Analogamente, a partire dal periodo di paga in corso alla data di entrata in vigore del suddetto D.I. 8 agosto 2023 (ottobre 2023), anche i datori di lavoro del settore marittimo in argomento, che occupano mediamente fino a 5 dipendenti nel semestre di riferimento, sono tenuti al versamento del contributo ordinario al Fondo e non sono più soggetti alla disciplina del FIS né al relativo obbligo contributivo.


 


Beneficiari dell’assegno di integrazione salariale e misura della prestazione


 


Nella platea dei soggetti beneficiari sono ricompresi, dal 1° gennaio 2022, tutti i lavoratori dipendenti, compresi gli apprendisti, qualunque sia la tipologia del relativo contratto di apprendistato, sia il personale marittimo, sia quello non marittimo, mentre sono esclusi i dirigenti.


 


Non è richiesta, in capo al lavoratore, alcuna anzianità di lavoro effettivo presso l’unità produttiva per la quale è richiesta la prestazione.


 


La misura della prestazione è pari a quanto garantito dal trattamento di integrazione salariale ordinaria (CIGO), ossia all’80% della retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore per le ore non lavorate, con applicazione di un unico massimale, indipendentemente dalla retribuzione mensile di riferimento per il calcolo del trattamento.


 


Inoltre, anche ai lavoratori destinatari dell’assegno di integrazione salariale erogato dal Fondo spetta, a decorrere dal 1° gennaio 2022, in rapporto al periodo di paga adottato e alle medesime condizioni dei lavoratori a orario normale, l’assegno per il nucleo familiare (ANF) a carico della gestione del Fondo stesso, fermo restando che, a decorrere dal 1° marzo 2022, la predetta tutela è stata riconosciuta in relazione ai nuclei familiari senza figli a carico, in ragione delle novità contenute nel D.Lgs. n. 230/2021, in materia di assegno unico e universale per i figli a carico.


 


Il meccanismo del “tetto aziendale”


 


In base al meccanismo del cosiddetto tetto aziendale (articolo 8, comma 3, del decreto istitutivo, come modificato dal decreto interministeriale del 17 maggio 2017, n. 99295), si prevede che l’onere a carico del Fondo per l’erogazione della prestazione richiesta, sia determinato in misura non superiore a 4 volte l’ammontare dei contributi ordinari dovuti dal singolo datore di lavoro a fare data dalla sua iscrizione al Fondo, tenuto conto delle prestazioni già deliberate a qualunque titolo a favore dello stesso datore di lavoro.


 


Al fine di non penalizzare i datori di lavoro ora ricompresi nell’ambito di applicazione del Fondo che occupano mediamente fino a 5 dipendenti nel semestre precedente, per i quali l’obbligo di contribuzione al Fondo sorge solo dalla data di entrata in vigore del decreto, e per garantire l’erogazione della prestazione in ordine alla durata e alla misura per tutti i beneficiari, al menzionato comma 3 è stata introdotta dal D.I. 8 agosto 2023 una disposizione transitoria che prevede un’applicazione graduale del meccanismo del tetto aziendale per questa tipologia di datori di lavoro per i primi 5 anni di iscrizione al Fondo. In particolare, il dettato del novellato articolo 8, comma 3, del decreto istitutivo, non prevede alcun limite per le prestazioni erogate nel 2023 e, di conseguenza, per l’anno 2023 le istanze di assegno di integrazione salariale presentate a decorrere dalla data di entrata in vigore del D.I. 8 agosto 2023, da parte dei datori di lavoro interessati, saranno istruite senza effettuare la verifica del predetto requisito.


 


Per gli anni successivi, in base alla modifica apportata, verrà applicato il limite del tetto aziendale secondo i seguenti parametri: 10 volte la contribuzione dovuta nell’anno 2024; 8 volte nell’anno 2025; 7 volte nell’anno 2026; 6 volte nell’anno 2027 e 5 volte nell’anno 2028.


 


Durata e domanda


 


La nuova disciplina del Fondo, nel richiamare la norma generale, riconosce l’integrabilità di tutte le causali previste per i trattamenti di integrazione salariale, sia ordinaria che straordinaria, includendo anche la fattispecie del contratto di solidarietà, precedentemente non contemplata.


 


La singola domanda di prestazione per una causale straordinaria non può riguardare interventi di volta in volta superiori ai 12 mesi, eventualmente prorogabili, in accordo ai limiti previsti dalla norma per le causali relative alla riorganizzazione aziendale e al contratto di solidarietà.


 


Le singole istanze con causale ordinaria possono riguardare invece, di volta in volta, periodi di 13 settimane continuative, eventualmente prorogabili fino a un massimo complessivo di 52 settimane nel biennio mobile di riferimento.


 





















ART. 11 Causali ordinarie ART. 12 Durata garantita dal Fondo
Situazioni aziendali dovute a eventi transitori e non imputabili all’impresa o ai dipendenti, incluse le intemperie stagionali; fino a 13 settimane continuative, prorogabili trimestralmente fino a un massimo complessivo di 52 settimane
Situazioni temporanee di mercato
ART. 21 Causali straordinarie ART. 22 Durata garantita dal Fondo
Riorganizzazione aziendale, anche per realizzare processi di transizione 12 mesi prorogabili fino a un massimo di 24 mesi, anche continuativi, in un quinquennio mobile
Crisi aziendale 12 mesi, anche continuativi. Una nuova autorizzazione non può essere concessa prima che sia decorso un periodo pari a due terzi di quello relativo alla precedente autorizzazione
Contratto di solidarietà 12 mesi prorogabili fino a un massimo di 24 mesi, anche continuativi, in un quinquennio mobile. Ai fini del calcolo della durata massima complessiva di cui all’articolo 4, comma 1, del D.lgs n. 148/2015 la durata dei trattamenti per la causale contratto di solidarietà viene computata nella misura della metà per la parte non eccedente i 24 mesi e per intero per la parte eccedente

Le domande di integrazione salariale devono essere presentate non prima di 30 giorni e non oltre il termine di 15 giorni dall’inizio della sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, per ogni singola unità produttiva interessata.


 


Il mancato rispetto dei termini temporali non determina la perdita del diritto alla prestazione, ma, nel caso di presentazione prima dei 30 giorni, determina l’irricevibilità della stessa. Nel caso di presentazione oltre i 15 giorni si determina uno slittamento del termine di decorrenza della prestazione; pertanto, in caso di presentazione tardiva, l’eventuale trattamento di integrazione salariale non potrà avere luogo per periodi anteriori di una settimana rispetto alla data di presentazione (ovvero dal lunedì della settimana precedente).

Aggiornamento del modello FTT per la dichiarazione dell’imposta sulle transazioni finanziarie

L’Agenzia delle entrate ha disposto delle modifiche al modello FTT per la dichiarazione dell’imposta sulle transazioni Finanziarie (Financial Transaction Tax) approvato con provvedimento del 15 dicembre 2017 (Agenzia delle entrate, provvedimento 22 gennaio 2024, n. 13275).

L’articolo 1, commi da 491 a 500, della Legge di stabilità 2013 ha introdotto l’imposta sulle transazioni finanziarie (Financial Transaction Tax) che si applica ai trasferimenti di proprietà di azioni e altri strumenti finanziari partecipativi, alle operazioni su strumenti finanziari derivati e altri valori mobiliari e alle negoziazioni ad alta frequenza.

 

Con i provvedimenti del Direttore dell’Agenzia delle entrate del 27 dicembre 2013, del 4 gennaio 2017 e del 15 dicembre 2017 è stato, poi, approvato il modello FTT per la dichiarazione della suddetta imposta, con le relative istruzioni e le specifiche tecniche per la trasmissione telematica dei dati in esso contenuti.

 

A seguito dell’articolo 28, comma 3-bis, D.L. 27 n. 4/2022, che ha introdotto la lettera d-bis) nell’articolo 17, comma 2, del D.L. n. 241/1997, assoggettando l’imposta sulle transazioni finanziarie alle disposizioni in materia di versamento unitario e compensazione, si è reso necessario un aggiornamento del modello FTT finora utilizzato.

 

Pertanto, al fine di consentire ai soggetti interessati di indicare nel modello FTT l’importo del credito risultante dalla dichiarazione relativa all’anno precedente utilizzato per compensare tributi e contributi mediante il modello di pagamento F24, nella nuova modulistica è stato previsto nel rigo TT49 il nuovo campo 1A per l’indicazione del predetto credito.

Al contempo sono state aggiornate anche le istruzioni e le specifiche tecniche per la trasmissione dei dati. 

 

Il modello, nella versione aggiornata, sarà reso disponibile sul sito internet dell’Agenzia delle entrate e sostituirà il precedente a partire dal 25 gennaio 2024.

La trasmissione telematica potrà, poi, essere effettuata utilizzando la versione aggiornata del software denominato “Modello FTT” sempre a partire dalla stessa data.

CCNL Dirigenti Medici e Veterinari: sottoscritto il contratto in via definitiva

Previste novità economiche e normative nel rinnovo del contratto per il triennio 2019/2021

Dopo la preintesa di settembre e l’ok degli organi di controllo, nella giornata di ieri 23 gennaio 2024, Aran ed i sindacati rappresentativi hanno sottoscritto definitivamente il contratto collettivo nazionale di lavoro per il triennio 2019-2021 per i circa 134.600 dirigenti medici, veterinari, sanitari e delle professioni sanitarie dell’Area dirigenziale della Sanità. 
Dal punto di vista normativo, nel nuovo testo contrattuale sono stati definiti i principali istituti contrattuali, la maggior parte dei quali adeguati ai numerosi interventi legislativi che si sono susseguiti negli ultimi anni. Nello specifico, è stata riformulata in modo completo la parte che riguarda le relazioni sindacali, ponendo particolare attenzione sulla tematica dell’informazione, sia preventiva che consuntiva, nonché sulle materie di confronto (aziendale e regionale). In merito all’orario di lavoro, viene introdotto per la prima volta nel dettato normativo contrattuale una nuova regolamentazione dell’eventuale impegno orario eccedente le 38 settimanali, tenuto conto delle ore di formazione e aggiornamento del professionista. Sono stati poi riscritti alcuni articoli contrattuali, in particolare il periodo di prova, le sostituzioni nel caso di assenza, impedimento, malattia o cessazione del titolare dell’incarico. Sono state poi ampliate alcune tutele, ad esempio quelle riguardanti le gravi patologie che necessitano di terapie salvavita, le misure in favore delle donne vittime di violenza, le diverse tipologie di assenze, sia giornaliere che orarie.
Tra le novità di rilievo si segnalano l’inclusione della disciplina del lavoro agile e da remoto, l’assunzione di dirigenti specializzandi a tempo determinato ai sensi della L. n. 145/2018, definendo gli istituti contrattuali a loro applicabili e dettagliate norme contrattuali.
Dal punto di vista economico, il rinnovo riconosce incrementi a regime del 4.5%, corrispondenti ad un beneficio medio complessivo di circa di 288,00 euro al mese, distribuito in maggior parte sulla componente fondamentale del trattamento economico. A questi vanno sommate risorse individuate da specifiche disposizioni di legge quali ad esempio le risorse per l’esclusività e quelle relative all’art. 1, co. 435 e 435-bis, L. 205/2017. 
Introdotte due nuove indennità, ossia quella di specificità sanitaria, per i profili diversi da quello medico e veterinario, finalizzata al progressivo allineamento alla indennità già in godimento per medici e veterinari, e quella di pronto soccorso, per tutti i dirigenti che operano presso i servizi di pronto soccorso al fine di riconoscere il maggior disagio provato dal personale operante in tali servizi. Sono stati infine incrementati i valori dell’indennità di specificità medico veterinaria, la parte fissa della retribuzione di posizione, l’indennità di direzione di struttura complessa, la clausola di garanzia e l’indennità UPG.
La sottoscrizione definitiva del Contratto della Dirigenza medica, affermano le OO.SS. di settore, è un risultato importante per le lavoratrici e per i lavoratori del servizio sanitario nazionale.

Manageritalia: per i dirigenti novità sul welfare

Per gli iscritti sono previste polizze personalizzate, estendibili anche ai familiari 

Manageritalia ha reso note le nuove soluzioni in materia di welfare sanitario che diventa sempre più esclusivo per i dirigenti, quadri, executive professional e i loro familiari. Infatti, la Cassa sanitaria “Carlo De Lellis” consente di accedere ad un’offerta molto ampia. A tal proposito, grazie a Sempreinsalute, i professionisti possono personalizzare, a seconda del tipo di contratto dipendente o autonomo, dei servizi di welfare aziendale o di altre coperture personali, mirando sempre di più ad un ottimo rapporto qualità/prezzo. 
Nella fattispecie, la Cassa sanitaria propone, per i dirigenti, la polizza integrativa alle prestazioni Fasdac, il fondo sanitario contrattuale; e la polizza per i figli che escono dal Fondo per sopraggiunti limiti di età. Per i quadri, invece, è prevista la polizza integrativa alle prestazioni QuAS, il fondo sanitario contrattuale, alla quale possono accedere sia tramite l’azienda che in maniera individuale. Per l’executive professional è prevista la polizza di copertura sanitaria totale per i liberi professionisti che possono accedervi individualmente. Per accedere alle prestazioni fornite dalla Cassa è necessaria l’iscrizione a Manageritalia. 

La ricongiunzione dei periodi assicurativi per i liberi professionisti

Illustrati i piani di rateizzazione degli oneri di ricongiunzione, relativi a domande presentate nel corso del 2024 (INPS, 23 gennaio 2024, n. 17).

L’INPS ha fornito le indicazioni per i piani di rateizzazione degli oneri di ricongiunzione per i liberi professionisti, relativi a domande presentate nel corso del corrente anno 2024, in applicazione dell’articolo 2, comma 3 della Legge n. 45/1990. I piani in questione, infatti, devono essere predisposti in base ai coefficienti riportati nelle tabelle allegate alla circolare in commento.

In particolare, ai fini della predisposizione dei piani di ammortamento degli oneri relativi alle domande di ricongiunzione presentate nel 2024, sono state aggiornate le tabelle allegate alla circolare INPS n. 15/2023 in base al tasso di variazione medio annuo dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati accertato dall’ISTAT per il 2023, pari al +5,4%.

Pertanto, con la circolare in oggetto, l’Istituto ha comunicato le istruzioni per il corretto uso delle tabelle (Allegato n. 1), la tabella I/2024 relativa all’ammontare della rata mensile costante posticipata per ammortizzare al tasso annuo composto del 5,4% il capitale unitario da 2 a 120 mensilità (Allegato n. 2) e la tabella II/2024 relativa ai coefficienti per la determinazione del debito residuo in caso di sospensione del versamento delle rate mensili prima dell’estinzione del debito al tasso annuo del 5,4% (Allegato n. 3).

Abitazione principale: detrazione interessi passivi mutuo ipotecario per acquisto immobile locato

L’Agenzia delle entrate provvede a fornire chiarimenti sulla possibilità di detrarre gli interessi passivi derivanti dalla stipula di un mutuo ipotecario per l’acquisto di un immobile locato da adibire ad abitazione principale (Agenzia delle entrate, risposta 23 gennaio 2024, n. 13).

L’articolo 15, comma 1, lettera b), del TUIR prevede che, in presenza di un mutuo ipotecario contratto per l’acquisto dell’unità immobiliare da adibire ad abitazione principale e delle sue pertinenze, spetta una detrazione dall’imposta lorda pari al 19% degli interessi passivi e dei relativi oneri accessori, nonché delle quote di rivalutazione dipendenti da clausole di indicizzazione.

 

Con la circolare n. 14/2023 l’Agenzia delle entrate ha già avuto modo di ribadire che, per i mutui stipulati dal 1993, la detrazione spetta solo in relazione alla stipula di mutui ipotecari contratti per l’acquisto dell’unità immobiliare da adibire ad abitazione principale entro un anno dall’acquisto e delle sue pertinenze. Tale acquisto deve avvenire nell’anno antecedente o successivo alla stipula del mutuo; ciò significa che si può prima acquistare l’immobile ed entro un anno stipulare il contratto di mutuo, oppure prima stipulare il contratto di mutuo ed entro un anno sottoscrivere il contratto di compravendita.

 

Per i soggetti che acquistano un’unità immobiliare locata, la norma prevede che la detrazione spetti a condizione che entro 3 mesi dall’acquisto sia stato notificato al locatario l’atto di intimazione di licenza o di sfratto per finita locazione e che entro un anno dal rilascio l’unita immobiliare sia adibita ad abitazione principale.

 

Nel caso di specie, il contratto di locazione è stato effettuato ai sensi della Legge n. 431/1998 che all’articolo 3, comma 4, dispone che per la procedura di diniego di rinnovo si applichi l’articolo 30 della Legge n. 392/1975 (c.d. Legge sull’equo canone).

Tale articolo 30, rubricato “procedura per il rilascio“, a sua volta dispone che avvenuta la comunicazione relativa al diniego della rinnovazione del contratto alla prima scadenza, e prima della data per la quale è richiesta la disponibilità ovvero quando tale data sia trascorsa senza che il conduttore abbia rilasciato l’immobile, il locatore possa convenire in giudizio il conduttore.

 

Al riguardo, la giurisprudenza è consolidata nel ritenere che l’intimazione di licenza e di sfratto per finita locazione individua nella ”scadenza” del rapporto il presupposto della cessazione del vincolo da cui discende l’applicabilità del procedimento per convalida di licenza o sfratto.

 

Nella fattispecie in esame, l’istante ha utilizzato la procedura di cui al citato articolo 30 della Legge n. 392/1978, che è lo strumento processuale, specificamente previsto dall’ordinamento per i casi di diniego di rinnovazione della locazione alla prima scadenza, finalizzato ad ottenere, al pari dell’intimazione di licenza e di sfratto per finita locazione, un provvedimento costituente titolo esecutivo per il rilascio dell’immobile.

 

L’Agenzia delle entrate, dunque, ritiene che l’utilizzo della procedura di rilascio non osti alla fruizione della detrazione di cui al citato articolo 15, comma 1, lett. b) del TUIR, a condizione che nel termine di “tre mesi dall’acquisto” venga esercitata la relativa azione giudiziale.

Nel caso in esame, ai fini della fruizione della detrazione, tale circostanza non risulta soddisfatta.

Settore sociosanitario e assistenziale: incontro tra OO.SS. e associazioni datoriali

Le OO.SS. denunciano i ritardi nell’avvio delle trattative di rinnovo dei contratti 

Lo scorso 17 gennaio 2023 si è tenuto un incontro tra i rappresentanti delle confederazioni Cgil, Cisl, Uil, delle categorie interessate quali Uiltucs, Fp-Cisl, Fisascat e Fpl-Uil, con i rappresentanti di Uneba e di altre associazioni del settore sociosanitario e assistenziale, per verificare le diverse posizioni circa il contesto del settore e del panorama contrattuale. 
Le associazioni hanno sollecitato iniziative comuni nei confronti dei livelli istituzionali competenti, utili a sostenere un settore che presenta gravi difficoltà anche in considerazione delle difficoltà economiche che vivono le strutture per via del mancato aggiornamento delle tariffe da parte delle Regioni, oltre all’auspicio di addivenire ad un contratto unico di settore. I rappresentanti confederali presenti hanno illustrato le rispettive valutazioni circa il contesto generale del settore. Le OO.SS. di settore hanno denunciato i ritardi nell’avvio delle trattative di rinnovo dei contratti e in un caso (Agespi) la mancanza di riscontro circa la richiesta formale di avvio della trattativa di rinnovo del contratto scaduto nel 2019, nonostante l’invio della piattaforma contrattuale. Con la sola associazione Uneba, affermano, si è avviato un formale confronto che, al momento, non ha ancora consentito di entrare nel merito delle questioni principali.
I Sindacati hanno sottolineato il ritardo dei rinnovi dei contratti del settore, non giustificabile con il mancato aggiornamento delle tariffe. Pur ritenendo necessario avviare un percorso di omogeneizzazione contrattuale, anche attraverso la definizione di un contratto unico di settore, non ritengono opportuno dilazionare ulteriormente i tempi per il rinnovo dei contratti scaduti, attesi da centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori.

CCNL Recapito Telegrammi: da febbraio previsti nuovi aumenti



Dal 1° febbraio prevista la prima tranche di aumenti per i lavoratori del settore della distribuzione, del recapito e dei servizi postali 


L’Ipotesi del 14 novembre 2023 sottoscritta tra l’organizzazione datoriale Fise-Are e le organizzazioni sindacali dei lavoratori Slc-Cgil, Slp-Cisl, Uilposte-Uil ha previsto per i lavoratori dipendenti delle imprese private operanti nel settore della distribuzione, del recapito e dei servizi postali la prima tranche degli aumenti dal 1° febbraio 2024.
Di seguito gli aumenti e i relativi importi:





























Livelli Prima tranche dal 1° Febbraio 2024
1 52,17 euro
2 45,65 euro
3-S 39,13 euro
3 36,00 euro
4 33,39 euro
5-S 30,00 euro 
5 28,70 euro
6 26,09 euro




























Livelli Retribuzione base dal 1° Febbraio 2024
1 2.050,59 euro
2 1.854,59 euro
3-S 1.660,86 euro
3 1.567,29 euro
4 1.489,68 euro
5-S 1.389,70 euro
5 1.351,06 euro
6 1.272,96 euro

Le prossime tranches di aumenti sono previste:
– dal 1° settembre 2024;
– dal 1° Luglio 2025;
– dal 1° Giugno 2026.


 

Pensionati residenti all’estero: detrazioni per carichi di famiglia anno 2024

I pensionati residenti all’estero, per poter mantenere le detrazioni per carichi di famiglia di cui hanno fruito nel 2023 anche nell’anno di imposta 2024, devono presentare la domanda di applicazione annuale entro il 12 febbraio 2024 (INPS, messaggio 18 gennaio 2024, n. 245).

I pensionati residenti in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo che assicuri un adeguato scambio di informazioni, al fine di poter fruire delle detrazioni per carichi di famiglia, sono tenuti a presentare annualmente all’INPS, nella qualità di sostituto di imposta, apposita dichiarazione sostitutiva di atto notorio, attestante la sussistenza dei seguenti requisiti:

 

a) lo Stato nel quale risultano avere la residenza fiscale;

b) di aver prodotto in Italia almeno il 75% del reddito complessivamente conseguito nel periodo di imposta, assunto al lordo degli oneri deducibili e comprensivo dei redditi prodotti anche al di fuori dello Stato di residenza;

c) di non godere nel Paese di residenza, e in nessun altro Paese diverso da questo, di benefici fiscali analoghi a quelli richiesti nello Stato italiano;

d) i dati anagrafici e il grado di parentela del familiare per il quale si intende fruire della detrazione, con l’indicazione del mese nel quale si sono verificate le condizioni richieste e del mese in cui le già menzionate condizioni sono cessate;

e) che il familiare per il quale si chiede la detrazione possiede un reddito complessivo, al lordo degli oneri deducibili e comprensivo dei redditi prodotti anche fuori dello Stato di residenza, riferito all’intero periodo d’imposta, non superiore a 2.840,51 euro. In caso di figli di età non superiore a 24 anni, per i quali si chiede la detrazione, il limite di reddito complessivo per essere considerati fiscalmente a carico, a decorrere dal 1° gennaio 2019, è stato elevato a 4.000 euro. A tale riguardo si rammenta altresì che dal 1° marzo 2022, per effetto dell’istituzione dell’assegno unico e universale, le detrazioni per i figli a carico spettano solo se il figlio è di età pari o superiore a 21 ann

 

Nel caso di eventuali variazioni nei carichi familiari che dovessero avvenire nel corso dell’anno fiscale, gli interessati hanno l’obbligo di comunicarlo con tempestività all’INPS al verificarsi dell’evento che genera il riconoscimento o la perdita del beneficio fiscale.

 

Relativamente all’anno d’imposta 2024, i pensionati interessati aventi i requisiti necessari, al fine di consentire all’INPS di applicare le detrazioni per carichi di famiglia, devono inoltrare la suddetta dichiarazione sostitutiva di atto notorio attraverso una delle modalità di seguito elencate:

 

direttamente, accedendo al servizio online dedicato con la propria identità digitale: SPID almeno di secondo livello, CIE 3.0, CNS, eIDAS (sistema di accesso tramite l’identità digitale fornita da un altro paese europeo). Il servizio è disponibile nel sito istituzionale al percorso: “Pensione e Previdenza” > “Benefici previdenziali e detrazioni” > “Applicazione delle detrazioni fiscali per pensionati residenti all’estero” > “Utilizza il servizio”;

 

avvalendosi dell’assistenza gratuita degli Istituti di Patronato, che hanno a disposizione il medesimo applicativo nell’apposita sezione loro dedicata, accedendo dal sito istituzionale attraverso il seguente percorso: “Pensione e Previdenza” > “Benefici previdenziali e detrazioni” > “Applicazione delle detrazioni fiscali per pensionati residenti all’estero” > “Accesso ai servizi per patronati” > “Servizi ai Patronati”. 

 

L’INPS informa che, per coloro che hanno già fruito nel corso dell’anno fiscale 2023 delle detrazioni per carichi di famiglia, le stesse saranno mantenute senza soluzione di continuità per il periodo d’imposta 2024 solo se la presentazione della domanda di applicazione annuale sarà effettuata entro il termine del 12 febbraio 2024.

 

In caso di mancato rispetto del predetto termine, si procederà, con effetto dal rateo in pagamento nella mensilità di aprile 2024, per tutte le gestioni dell’INPS: alla revoca delle detrazioni di cui trattasi; all’adeguamento dell’imposizione fiscale sull’imponibile pensionistico; al recupero delle imposte dovute per effetto delle detrazioni provvisoriamente attribuite nelle mensilità antecedenti.  

 

Qualora, in seguito alla revoca operata, dovessero pervenire, con riferimento ai pensionati interessati, dichiarazioni sostitutive di atto notorio per l’applicazione delle detrazioni per carichi familiari, le stesse saranno attribuite nuovamente con il primo rateo utile di pensione, comprensive del conguaglio a credito, laddove spettante, in relazione alle mensilità pregresse.

Riscatto corsi universitari di studio e trasferimento del montante maturato

L’INPS indica le diverse modalità di presentazione telematica della richiesta di trasferimento del montante maturato a seguito del versamento dell’onere dovuto a titolo di riscatto ai sensi dell’articolo 2, comma 5-bis, del D.Lgs. n. 184/1997 (INPS, circolare 19 gennaio 2024, n. 14).

La facoltà di riscatto ai fini pensionistici é riconosciuta a tutti gli iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti e alle gestioni speciali del Fondo stesso per i lavoratori autonomi e agli iscritti ai fondi sostitutivi ed esclusivi dell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti ed alla gestione di cui all’articolo 2, comma 26, della Legge n. 335/1995.

 

Sono riscattabili, in tutto o in parte, a domanda dell’assicurato, in uno dei regimi previdenziali di cui sopra e quando non siano già coperti da contribuzione in alcuno dei regimi stessi, i periodi corrispondenti alla durata dei corsi legali di studio universitario a seguito dei quali siano stati conseguiti i diplomi previsti dall’articolo 1 della Legge n. 341/1990.

 

La facoltà di riscatto, si ricorda, può essere esercitata anche dai soggetti non iscritti ad alcuna forma obbligatoria di previdenza che non abbiano iniziato l’attività lavorativa. Il contributo da riscatto è versato all’INPS in apposita evidenza contabile separata del Fondo pensioni lavoratori dipendenti (FPLD) e viene rivalutato secondo le regole del sistema contributivo, con riferimento alla data della domanda. Il montante maturato è trasferito, a domanda dell’interessato, “presso la gestione previdenziale nella quale l’interessato sia o sia stato iscritto”.

 

La norma non prevede un obbligo di presentazione della domanda di trasferimento all’atto dell’iscrizione alla prima gestione previdenziale obbligatoria. L’interessato può, quindi, inoltrare la richiesta anche in un momento successivo indicando, nel caso di diverse gestioni presso le quali sia o sia stato iscritto, quella di preferenza.

 

L’esercizio della facoltà di riscatto di cui al citato comma 5-bis non fa, pertanto, acquisire la qualità di “iscritto” a una gestione previdenziale e il contributo versato quale onere di riscatto non determina la creazione di una posizione contributiva in una gestione previdenziale, ma viene soltanto accreditato in apposita evidenza contabile separata del FPLD. Solo dopo avere acquisito l’iscrizione in una gestione previdenziale, l’interessato può avanzare la richiesta di trasferimento del montante maturato nella gestione di iscrizione indicando, come detto, nel caso di diverse gestioni presso le quali sia o sia stato iscritto, quella di preferenza

 

In particolare, con la circolare in oggetto, vengono date indicazioni per l’invio telematico delle richieste di trasferimento, a una delle gestioni previdenziali INPS di iscrizione, del montante maturato a seguito del versamento dell’onere dovuto a titolo di riscatto ai sensi dell’articolo 2, comma 5 bis del D.Lgs. n. 184/1997.

 

Condizione essenziale per poter avanzare la richiesta di trasferimento è quella di aver concluso il pagamento dell’importo dovuto per il riscatto (a seguito di versamento totale o parziale del corrispondente onere).

 

Le domande vanno presentate esclusivamente in modalità telematica attraverso uno dei seguenti canali: tramite web direttamente dagli interessati, attraverso gli Istituti di Patronato, rivolgendosi al servizio di Contact Center Multicanale.

 

Per poter accedere al servizio on line il richiedente deve essere in possesso di SPID almeno di Livello 2, CNS o CIE 3.0. Dopo la fase di autenticazione, dalla home page si accede al servizio “Domanda di ricongiunzione, computo e trasferimento riscatto inoccupati” e, quindi, alla sezione “Trasferimento riscatto inoccupati”. Selezionando la funzione “Nuova Domanda” è possibile procedere alla compilazione e al successivo invio della domanda di trasferimento.

 

Il richiedente è inizialmente invitato a confermare i propri dati anagrafici e i dati di contatto che trova già precompilati in base alle informazioni associate all’utenza con la quale ha effettuato l’accesso al portale. Tali dati possono essere aggiornati selezionando l’apposita funzione disponibile nel sito web dell’Istituto alla sezione “MyINPS”.

 

Le diverse sezioni dell’applicativo sono presentate in sequenza, rendendo la compilazione semplice e intuitiva.

 

Riguardo all’acquisizione della domanda tramite Contact Center Multicanale si precisa che, per i possessori di SPID almeno di Livello 2, CIE 3.0 o CNS, la stessa potrà avvenite solo se gli stessi sono dotati di PIN telefonico generato mediante l’apposita funzione disponibile nella sezione personale “MyINPS” del portale istituzionale.

 

Infine, viene esaminata la possibilità di trasferimento del montante maturato presso il FPLD nelle Casse di previdenza per i liberi professionisti e nei Fondi di previdenza dell’Unione europea e degli Stati aderenti al sistema di sicurezza sociale europeo.

 

Per quanto riguarda i liberi professionisti, è possibile, nel rispetto dell’autonomia ordinamentale riconosciuta dalla legge alle Casse previdenziali, consentire a tali soggetti l’acquisizione del montante contributivo sulla base delle determinazioni che ogni singolo Ente vorrà adottare. In tali ipotesi, l’istanza di trasferimento del montante maturato in INPS è presentata dall’interessato direttamente alla propria Cassa professionale di iscrizione che, all’esito delle proprie valutazioni, provvede a richiedere all’Istituto le somme dovute.